Purtroppo è vero, il torinese lo fa. Non apposta ma lo fa.
Marco Ezechia Lombroso, per gli amici Cesare, è stato un medico, antropologo e giurista, considerato ancora oggi uno dei padri della criminologia.
Fondatore dell’antropologia criminale (oggi considerata una scienza completamente infondata) credeva fortemente nel concetto del criminale per nascita. Della serie: criminali si nasce ed io, modestamente lo nacqui.
Alle sue teorie, Torino ha dedicato il Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso, in via Pietro Giuria 15.
Ma il torinese – che lo abbia o meno visitato – applica inconsciamente le teorie dell’uomo a cui è intitolato.
In fondo, in fondo, ammettiamolo, il torinese è un po’ pauroso e, in una scala da 1 a 10 la sua fiducia nel genere umano è vicina al -1.
Falso e cortese, basa le sue relazioni, soprattutto con gli sconosciuti, su un’unica, fondamentale certezza: fidarsi è bene, non fidarsi e meglio.
E così, in ogni momento della sua vita, quando incontrerà qualcuno sul suo cammino o gli presenteranno una persona nuova, il suo istinto di sopravvivenza invierà al suo cervello le teorie di Lombroso sotto forma di impulsi celebrali.
Il detto “L’apparenza inganna” a Torino non funziona. Tutto qui si basa sull’apparenza.
Quella signora che si sta avvicinando ha il naso troppo appuntito gli occhi piccoli: sarà certamente una bruttissima persona. Quella bocca sottile, quel mento così pronunciato di quel ragazzo…ha di certo delle brutte intenzioni.
E mentre sorridi falsamente cercando con gli occhi una via di fuga, scopri che la povera vecchina voleva solo sapere che ora fosse.
Poi, per chi vive a Torino applicare le teorie di Lombroso è d’obbligo!