Ordinare un cabaret di Bignole

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43a625f2bbc1c9c7aa3594c6cc55c782Tra le cose cose che fanno di un torinese un vero torinese, è giunto il momento di parlarvi delle bignole, da non confondere, mi raccomando, con la stazione di Genova che si chiama Brìgnole.

 

Ripetete con me: bi-gno-le.

Per prima cosa, su quella “o” dovete tirar fuori tutto il vostro accento torinese: bi-gnooo-le, con la “o” aperta e lunga.

Bene, possiamo proseguire.

Le bignole sono dei piccoli bignè ripieni ricoperti di glassa, tipici della pasticceria torinese e piemontese.

Protagoniste indiscusse dei pranzi della domenica, delle cena a casa degli amici e delle ricorrenze, il torinese ne riconosce il ripieno dal colore della glassa: verde per il pistacchio, beige per la nocciola, marrone per il cioccolato e rosa per lo zabaione.

Ma attenzione: le dimensioni contano!

Più le bignole sono piccine e più sono pregiate. A differenza del resto del Piemonte infatti, a Torino le bignole avevano, per volere di Casa Savoia, una taglia ridotta.

Ecco perché ogni tanto sentirete parlare di loro anche come mignon. Ma voi non fate confusione! Ordinate sempre e solo, un chilo di bignole miste.

 

 

 

9 COMMENTS

  1. A Torino sono più le pasticcerie di bignole che non di sfogliatine o di dolci arbi. Il termine bignola non è dialettale ed è soltanto la parola italiana che significa bignè (francese). Forse la maestra di Sara faceva un pò di confusione con i dialetti.

  2. ahahah! Alle elementari in un tema utilizzai la parola “bignole” e mi ritrovai con un bel segno rosso al di sotto. Chiesi spiegazioni alla maestra e sorridendo mi disse che il termine “bignole” era una forma dialettale.
    Stento a crederci ancora oggi, come diavolo dovrebbero mai chiamarsi???? 😉

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